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Lanzarote
Lanzarote

Un vero viaggio dopo tanto tempo. Eh sì, l'ultimo viaggio è avvenuto prima del Covid (che strano che dopo 3 anni parliamo ancora di un prima e di un dopo pandemia). Il volo è in orario. Siamo in tanti a partire la vigilia di Natale, mi sento meno in colpa per essermene andata via per le feste che normalmente si trascorrono in famiglia. Cielo terso e volo tranquillo. Prime impressioni una volta usciti dall'aeroporto: una successione di strane sensazioni: siamo in Africa? Paesaggio desertico, terra rossa, blu oceano. Palme che si alternano ai cactus. Siamo in un'isola dell'Egeo? Villaggi di case bianche e poi ancora deserto, una strada dritta e  che lo attraversa e a destra e sinistra il nulla. Il sole è basso di fronte a me e quasi mi acceca. Presto è buio, e qui le luminarie natalizie sono un ricordo lontano. Finalmente qualche luce si intravede lungo la strada, sono giunta alla mia destinazione: Caleta de Caballo, isola di Lanzarote.


Lanzarote map

Day 2

Dopo il consueto allenamento mattutino ed un'abbondante colazione, vado a fare una passeggiata lungo la spiaggia, verso l'estremità ovest della Caleta de Caballo. Ci sono già i primi temerari surfisti che tentano di trovare l'onda perfetta.

La sabbia è puntellata di rocce laviche e piante grasse. Ogni tanto trovo delle zone relax costituite da pietre accatastate e posizionate a forma di semicerchio, per proteggersi dal vento.

Qualcuno si è accampato all'estremità del promontorio, per assistere in prima fila allo spettacolo della natura.

Per pranzo mi sposto dove c'è un po' più di vita. Dopotutto è Natale. Il centro sportivo La Santa, a circa un chilometro da casa, è un mega complesso turistico, da circa 1500 posti letto, dove gli ospiti non hanno che l'imbarazzo della scelta sugli sport da praticare. Mi rendo conto che qui a Lanzarote lo sport è molto praticato, gli spazi lo consentono e la natura circostante lo rende unico. Mi riferisco alla corsa, al surf, alle passeggiate ma soprattutto al ciclismo. Non ci sono delle vere e proprie piste ciclabili come le intendiamo noi, ma le strade sono talmente poco trafficate che diventano “via ciclistica de Lanzarote”.

A Tinajo il paesino mi ricorda quello delle Azzorre, le case bianche, il centro addobbato a festa, la chiesa che richiama la gente. C'è lo spettacolo del presepe vivente questa sera, con tanto di banda musicale dai canti tipici. Qui si mescolano i locali con i turisti di tutte le nazionalità.

Percorso di oggi

Day 3 

Mi dirigo verso il Parco Nazionale di Timanfaya. Passato il centro di Tinajo, svoltando a destra, si entra in un paesaggio lunare. L'asfalto si confonde con la terra scura tutto intorno. Dopo pochi chilometri si giunge all'ingresso del Parco, segnalato dal Diablo simbolo di Timanfaya. Sono circa le 11, orario di punta, infatti ci sono già 6 km di corda per entrare. Poco male, il paesaggio tutto intorno è talmente affascinante e il vento a tratti assordante che rendono l’attesa parte della visita stessa.

Una volta arrivati in cima nell’ampio parcheggio, si sale su un autobus che ci guida all'interno del parco, inerpicandosi lungo i sentieri più angusti, frutto dell’eruzione del vulcano avvenuta nel 1730 e durata ben 6 anni. Si incontrano crateri, canyon, stratificazioni di lava che disegnano un paesaggio unico.

Il ristorante al suo interno offre pietanze cucinate su una griglia appoggiata sopra una specie di pozzo così profondo da raggiungere il calore di 250 gradi dato dall'attività del vulcano.

La strada che procede in direzione sud ricorda la Death Valley, la terra assume un colore rosso, così come il profilo delle montagne. Anche qui, si incontrano molti infaticabili ciclisti.

Arrivo a Playa Blanca, bellissima spiaggia a sud dell'isola, turisticamente attrezzata e con un lungomare panoramico dove fare lunghe passeggiate con le palme, i cactus e la vegetazione tipica da un lato e il mare aperto dall'altro.

Raggiungo la Salina del Janubio, spettacolare al tramonto.  La spiaggia è costituita da leggeri sassolini neri, tondeggianti, tanto che si può camminare scalzi. Il vento spira forte, ma la spiaggia è inclinata naturalmente, quindi protetta. L'acqua del mare è invitante, e per niente fredda.

Day 4 27/12

Verso Caleta de Famara. Ecco dove si ritrova la maggior parte dei surfisti. Anche qui le onde e il vento la fanno da padroni. La baia è ampia, di sabbia chiara, e si presta a lunghe passeggiate o alla corsa mattutina o serale. Molte dune formate dal vento. Alcune folate spingono la sabbia in mezzo alla strada, rendendo difficoltoso il tragitto ai ciclisti.

Visita al Jardin de Cactus, disegnato da Cesar Manrique: semplicemente fantastico. Cactus di ogni specie e dimensione, in un giardino piacevolmente vivibile. È bello trascorrerci la mattina.

Procedo lungo la costa verso nord, e raggiungo Arrieta. Piacevole paesino con piccole insenature e una piccola spiaggia protetta dal vento dove poter fare il bagno. Anche Punta Mujeres,  un po' più a nord, è famosa per le sue piscine naturali, ma a francamente la zona è maggiormente turistica, quindi per me un po' meno attraente.

Uscendo dal centro vedo un cartello che indica il museo dell'aloe, pianta che qui viene coltivata e cresce rigogliosa praticamente ovunque. Me ne esco inevitabilmente con il mio kit di prodotti “miracolosi” a base di aloe.

Altra opera di Manrique, Jameo del'Agua, una grotta sotterranea generata dall'eruzione del vulcano La Corona, collegata da un tunnel ad altre due cavità, una ospita una grande piscina attorniato dalle piante autoctone e l'altra un originale auditorium. Come per il Jardin de Cactus, anche qui si passeggia inebrianti dalla bellezza della natura.

 

Day 5  28/12

Verso sud, a Soo giro a destra, attraverso Munique, Tiagua, Tao, e alla rotonda di Mozaga si staglia il Monumento al Campesino. È un complesso interessante, ingresso gratuito, circondato di piante succulente di ogni tipo, con al suo interno dei piccoli negozi di articoli artigianali. Interessante la tintura derivante dalla cocciniglia, una specie che prolifera sui cactus e che secerne un colore rosso, utilizzato appunto per dipingere o tingere i tessuti.

Proseguendo in direzione Playa Blanca, si attraversa un altro paesaggio molto particolare: La Geria, un'area dedicata alla coltivazione della vite, su un terreno che sembra quasi cenere, dove ogni pianta è immersa in una buca circondata da un muretto di pietre laviche, posizionate a semicerchio, per ripararla dal vento.

l'impressione d'insieme è quella di un'area bombardata da centinaia di meteoriti, che creano tanti piccoli crateri, le buche appunto.  Qui mi fermo alla Bodega la Geria per il pranzo, ma anziché un bicchiere di Malvasia bevo semplicemente acqua…infatti devo guidare.

Procedo verso sud con l'intenzione di raggiungere la spiaggia di Papagayo, a est di Playa Blanca, ma non appena svoltato a sinistra mi accorgo che la strada non è asfaltata, e con la mia Cinquecento non me la sento di rischiare; quindi, ritorno sulla via principale e proseguo allora fino a Playa Flamingo. Qui devo dire che nonostante la grande presenza turistica, i villaggi attrezzati, i bar e ristoranti in riva al mare, il tutto è abbastanza armonioso e reso ancora più piacevole dalle fila di palme. Strano ma vero, mi stendo a prendere il sole per circa un'oretta.

Il tour non è ancora finito, vorrei raggiungere El Golfo prima di rientrare a casa. Prendo la strada in quella direzione, ma all'altezza delle saline del Janubio è sbarrata. Già che sono qui, faccio di nuovo un salto alla spiaggia con i sassolini neri che mi era tanto piaciuta l'altro giorno.

Se voglio arrivare a El Golfo prima del tramonto mi devo rimettere in marcia. Tempismo perfetto: il sole si trova proprio al centro del Golfo, e così la prospettiva è perfetta. Ci sono tante casette sparse lungo la spiaggia di sassi, sono dei piccoli parallelepipedi bianchi, che ti chiedi se siano abbastanza grandi da contenere camera, bagno e cucina…chissà? Anche i gatti si posizionano in prima fila ad ammirare il tramonto.

Un breve sentiero, sul lato sinistro della strada conduce al famoso Lago Verde, simile a quello dell'isola di San Miguel alle Azzorre. Impressionante il miscuglio di colori: il blu dell'oceano, il verde del lago, il rosso fuoco della terra e il nero della sabbia.

È giunta l'ora di rientrare, la giornata è stata intensamente ricca di emozioni.

Day 6 29/12

Oggi rimango in zona Caleta de Caballo. Il mare sembra particolarmente mosso. A giudicare dal fermento dei surfisti qui intorno, sarà una giornata movimentata per loro. E infatti è così, le onde sono alte e potenti, e le loro tavole sfrecciano veloci prima di essere inghiottite all'interno della schiuma.

 Anche verso sera, in zona La Santa, le onde sono ancora maestose. È anche questa sera il tramonto è protagonista.

 

Day 7  30/12

Dopo una notte un po’ tormentata da fastidi intestinali (probabilmente ho preso freddo cenando all’esterno in riva al mare) preferisco rimanere in zona, e mi dedico alle mie ricerche online dal terrazzo, vista mare, come sottofondo il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia.

Dopo un breve pranzo a base di avocado, pane tostato, formaggio di capra e salumi, mi metto alla guida, in direzione sud, verso Puerto del Carmen. L’agglomerato urbano, di un bianco abbagliante, che si staglia gradualmente all’orizzonte scendendo dalla montagna, devo dire che fa un certo effetto se da sei giorni si è abituati ai colori delle rocce vulcaniche. Ma questa si sa è la parte turistica, comunque molto ben curata ed attrezzata, con un bellissimo lungomare punteggiato di palme.

Preferisco comunque spostarmi sulla vicina spiaggia di Los Pocillos, davvero notevole. Una spiaggia immensa e semi deserta, lunga e profonda, che degrada dolcemente verso il mare. Sono circa le tre del pomeriggio, è strano che non ci sia quasi nessuno a fare il bagno, qui dove l’acqua è calda e il mare calmo. La maggior parte delle persone prende il sole passeggiando lungo la battigia. Ed io con loro, ammirando gli aerei che atterrano e decollano al/dal vicino aeroporto di Arrecife.

Ultimo pomeriggio, e quindi ultimo tramonto lungo la mia strada preferita: quella che si infiamma di rosso a partire dalle cinque e mi accompagna con le sue sfumature fino alla “mia” casetta di Caleta Caballo.

Day 8  31/12

Chiudo la valigia e dopo colazione parto per l’ultimo mini-tour di Lanzarote. Teguise (la domenica c’è il mercato), Mirador del Rio ed infine la Casa Museo di Cesar Manrique, il fautore del connubio tra arte e natura che ho tanto apprezzato qui a Lanzarote.